Molti avranno apprezzato il recupero della antica torre di guardia, per noi lu Roccone (o meglio lu Roccó), che ci consente di godere agevolmente dell’affaccio sul paese storico e parte della sua valle; uno dei luoghi dove coltivare l’affetto per questa terra, dove far maturare le riflessioni sul flusso della sua storia.
Pochi invece sapranno che all’origine di quel recupero, c’era un progetto denominato “tutteleterredelmondo” (proprio così, tuttattaccato) un parco della pace inserito nel programma intercomunale “La valle del Potenza – la Valle del Pensare” (stranezze della caccia ai finanziamenti, perché ovviamente noi al Potenza non conferiamo manco una stilla d’acqua…).
Il progetto “tutteleterredelmondo“, ideato da chi scrive e recepito e ottimamente sviluppato per la parte architettonica e ambientale dall’Architetto Monica Pennesi con la collaborazione dell’Ingegnere Filippo Sabbatucci per la parte strutturale, s’è purtroppo fermato al primo stralcio, quello forse più semplice, che prevedeva appunto il restauro del rudere dell’antico fortilizio, la creazione di percorsi, l’illuminazione e poco altro.
Al secondo stralcio, che prevedeva la realizzazione dell’anfiteatro nel campo sottostante con una serie di annessi, avrebbe dovuto accompagnarsi la realizzazione del Parco vero e proprio, con le dotazioni multimediali e l’inizio effettivo della attività.
Il progetto generale aveva destato particolare interesse ed era partito con l’ammirazione di quanti, particolarmente in àmbito extracomunale, avevano avuto modo di visionarlo. Aveva inoltre ricevuto l’adesione dell’allora Preside Antonio Trecciola e trovato valida sponda nell’impegno della Prof. Cristiana Censi che intorno al progetto aveva costruito interessanti e coinvolgenti momenti di didattica incentrati appunto sul tema della pace.
Nello stesso 2009 partecipammo, insieme a lei e a diversi suoi studenti, ai lavori del Forum nazionale “Tavola della Pace” di Assisi.
Era un buon inizio, davvero promettente. Ma l’idea, bisogna ammetterlo è assai impegnativa; ci sono sfere di azione molto meno complesse, in cui prevale lo svago (una palla che rimbalza, una ruota che gira con o senza rombo di motore, una musichetta orecchiabile…) e che godono di facile e quindi numerosa partecipazione, riscuotendo adesioni, visibilità, plausi. Non è riuscita a decollare. Il progetto di completamento non è andato avanti. Mancati finanziamenti agevolati unitamente ad una evidente scarsa convinzione degli amministratori (tutti), hanno fatto sì che il tutto rimanesse chiuso nei cassetti facendo di conseguenza svanire anche l’interesse dell’ambiente scolastico.
Ogni tanto qualcuno ne parla, così stancamente e confusamente da non riuscire a mascherare la reale indifferenza.
Riprendo le slide di presentazione del progetto e le trasferisco tali e quali con tutto il loro carico di entusiasmo idealistico (avevo sul groppone 12 anni di disillusioni in meno…). Ma in fondo, ci credo ancora. Lo stimolo a tirar fuori di nuovo l’argomento è venuto dalla recente scomparsa di Gino Strada. Ecco, ho pensato, lui avrebbe potuto conferire un pizzico di terra del piazzale di uno dei tanti ospedali di Emergency sparsi nel mondo, a avrebbe potuto lasciarci (magari di persona, perché no) qualche parola della sua storia di medico e di uomo. Così, un esempio, una delle tante terre del mondo…
Chissà che tra le tante nuove energie che in questo periodo elettorale si stanno facendo carico di disegnare scenari futuri per questo nostro paese, non ci esca qualcuno che, venendo a conoscenza dell’esistenza di tutteleterredelmondo e condividendo il concetto, apprezzi l’idea e rispolveri il progetto… Chissà.
Inserisco qui una chiosa, per dire che successivamente venne valutata anche l’ipotesi di impiantare, al posto dell’ulivo, un’albero di cachi di Nagasaki, proveniente dall’unico esemplare arboreo che si salvò dalla bomba atomica del 1945, aderendo al Revive Time Kaki Tree Project
N.B. I domìni sopra indicati, inizialmente registrati, sono stati successivamente annullati.
da L’Appennino Camerte dell’11 febbraio 2013
Il Giardino della Pace
di Bruno Bolognesi
Affacciata al blu del cielo alto del mezzogiorno, la montagna indossa un esile mantello bianco al sole di gennaio. E’ una neve sottile come zucchero a velo, che raschia via appena la ruggine del bosco d’inverno. Il passo è sicuro sulla strada bianca che si contorce sul crinale de: “li Frati”. I pensieri, le ansie fuggono via lontano per sciogliersi poi nel mare placido di orizzonti conosciuti. Giù, nel fondo del cucchiaio della valle, il borgo si adagia sul suo quotidiano vivere. Dal gomito stretto della curva sassosa si stacca un piccolo sentiero segnato nella roccia nuda da passaggi antichi. Dietro un ciuffo di pini si staglia bianco come ossa nel deserto, il dente del “Roccone”, unatorre di avvistamento medievale. A sinistra della stradina scoscesa, la quercia maestosa frulla il cielo basso col suo palco di rami nudi come fili spinati. Più in basso, la natura si è ripresa il canalone che conduceva all’abitato, tessendo sopra di esso una giungla di ginestre e piante inselvatichite che ne hanno cancellata ogni traccia. Nuova vita per quest’antica casamatta che ha vegliato sul sonno degli esanatogliesi per tanti secoli. Il restauro conservativo del manufatto si è quasi concluso, mancano le balaustre di protezione, un ottimizzazione dei percorsi di accesso ed un’adeguata illuminazione che ne valorizzi il profilo autorevole, quasi spavaldo. Una scarriolata di denaro pubblico (300.000 euro circa per il primo stralcio) stavolta sembra essere quasi giunta a buon fine, pochi lavori ancora e il gonnellino arancione che delimita il cantiere, potrà essere rimosso definitivamente. Salendo sulla groppa del gigante che odora di malta fresca e di salnitro, rivedi le povere suppellettili e lo scarno vestiario degli armigeri che presidiavano la rocca nel medio evo: la catasta di legna per i fuochi di segnalazione inviati all’avamposto de: “La Rocchetta”, un tridente per appendere il calderone del rancio e qualche archibugio addossato alla parete del dormitorio. Cose ormai passate, seppellite sotto queste pietre ricucite con la malta. Il corpo del bastione è stato consolidato, evitandone così il pericolo di crolli; gli orifizi delle feritoie e i canali di scolo sono stati recuperati. Tolte le erbacce che lo soffocavano, ora la pietra rivendica di diritto, la sua porzione di paesaggio. Non è stata un’operazione di restauro fine a se stessa, bensì legata a un Progetto più ampio e nobile che, se realizzato, trasformerebbe questa vecchia torre da testimone di un passato ormai seppellito sotto la polvere del tempo, in una grande e potente antenna pronta a trasmettere in tutto il Pianeta, il messaggio universale della Pace e della Fratellanza tra i popoli. “TUTTELETERREDELMONDO”: questo è l’interruttore che può e deve accendere le luci su Esanatoglia quale sede ideale di un’Ambasciata molto speciale, senza un corpo diplomatico inamidato, priva di cancelli e mura, senza funzionari e mondanità a strascico: l’Ambasciata della Pace. Piantare un ulivo o un albero di cachi sopravvissuto alla bomba H di Hiroshima e Nagasaki sopra quelle pietre, avrebbe un significato altamente simbolico. Ricavare un giardino dove depositare, mescolare tanti piccoli campioni di terra inviati dagli angoli più remoti del Pianeta, contribuirebbe a divulgare e rafforzare il messaggio della Pace tra i popoli. Noi del nostro Gruppo Consiliare di Minoranza, crediamo in questo disegno che, tra l’altro, contribuirebbe non poco a far uscire il nostro Comune da queste montagne, da un isolamento anche culturale che si è via via stratificato in tutti questi anni d’immobilismo da parte di chi avrebbe avuto invece il dovere civico e morale di far aprire al Mondo questa piccola Comunità, che reca in sé tante energie che vanno incoraggiate e valorizzate. Non lasciamo che anche questo percorso intrapreso e portato avanti grazie al pubblico denaro, si areni come tanti altri, nella palude insidiosa dove galleggia incostanza, pressappochismo e scarso interesse nei riguardi della cosa pubblica. Bisognerà assolutamente ultimare al più presto le opere per altro già finanziate e dedicarsi invece a dare l’anima al nostro Roccone e cioè attivarsi, mettere in moto tutte le iniziative necessarie per dare un senso compiuto al progetto:” TUTTELETERREDELMONDO PARCO DELLA PACE”. Noi ci attiveremo sin d’ora a promuovere, rivolgendosi principalmente alle giovani generazioni, la costituzione di un Associazione che possa prendere in carico e sviluppare questo Progetto attraverso tutti i mezzi di comunicazione, in particolar modo con la rete internet. I nostri giovani, anche con la collaborazione degli istituti scolastici, saranno presto in grado di trasformarsi in: ” Ambasciatori della Pace” e si prepareranno a condurre per il Mondo questo messaggio, portando in ogni angolo della Terra una richiesta di testimonianza, chiedendo alle varie Nazioni o Associazioni a carattere umanitario, di inviare un piccolo pegno, un minuscolo sacchetto con un po’ della loro Terra a testimonianza della condivisione degli ideali di pacificazione e di solidarietà. Esanatoglia così, busserà alle porte millenarie di Samarcanda, come pure ai cancelli del Campidoglio a Washington, passando per Osaka e Seul. Ulan Bator è lontana oltre gli Urali, come remota è la Polinesia Francese perduta negli atolli contaminati dell’oceano indiano; ma se quei loro piccoli pegni giungeranno in questo giardino custodito tra i sassi di una vecchia torre di avvistamento medievale, noi tutti percepiremo la loro vicinanza a prescindere dalle distanze, dalle loro lingue, dalle religioni e dai loro ordinamenti politici. Non perdiamo altro tempo, perché il tempo per la pace è sempre scaduto. Con queste finalità, Il nostro Paese potrà, nel suo piccolo, aggiornarne la data di scadenza portandola più in là, oltre i confini dei migliori auspici, per costruire oggi il futuro del domani.
tuttelevoltechecihoriprovato